Sabato, sarà stata l’una più o meno, stavo per pranzare. Era l’una o giù di lì quando la signora dell’appartamento accanto al mio ha urlato figlio di padre sconosciuto e di madre che batte, almeno nel significato, se non nei termini esatti.
Allora mi sono posizionato dietro la porta d’ingresso a origliare, lei spostava mobili sotto il porticato, ripetendo le stesse parole. Le urlava proprio, non so se perché pensava che fossi lì a origliare o per dare sfogo alla sua rabbia. Ero sicuro di essere io l’oggetto del suo disappunto, un po’ perché ero l’unica persona presente nel raggio di pochi metri, ma soprattutto perché la settimana precedente la signora mi aveva dato dello stronzo.
Sono rimasto lì un po’, volevo aprire la porta e chiedere se si riferiva a me, giusto per togliermi ogni dubbio, ma poi mi sono ricordato che avevo la parmigiana nel piatto, così sono tornato in cucina.
Tanto, ho pensato, essere figli di padre sconosciuto e di madre che batte è un’accusa un po’ generica.