Il parcheggio in città e la pluralità dei mondi

Sono il tormentato possessore di una v strom del 2006. Nella mia città i tormentati possessori di moto hanno pochi spazi e la prima domanda è perché ci siano pochi spazi per le moto. È come se uno mettesse su famiglia, ma poi non avesse la casa.

Un giorno, in occasione di una festa cittadina di respiro nazionale, ma soprattutto alcolico, trovai una macchina parcheggiata sulle strisce riservate alle moto.

C’era un vigile a ogni angolo.

“Scusi signor vigile, il parcheggio delle moto è tutto occupato.”

“Normale, è un parcheggio.”

“Occupato da una macchina.”

Stava per dirmi che era normale, ma anche la sua aria poco sveglia lasciava trapelare che non lo pensava davvero. Chiamò via radio e disse un po’ di e di va bene, tanto per segnalarmi che era attento alle mie esigenze, a quello che dicevano e, appunto, vigile.

Mi comunicò che tutte le pattuglie erano impegnate e nessuno poteva intervenire. Così due volte ero stato calpestato nel mio diritto; la prima da un automobilista, la seconda dai vigili urbani. Da questo episodio ho appreso una grande lezione: durante le sagre, le feste del cotechino, le celebrazioni del cioccolato, la ricorrenza dell’uva passa, si può parcheggiare dove si vuole.

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La stazione da fiaba.

La stazione della mia città non è fatta per essere una stazione, ma un giardinetto ed è un giardinetto da fiaba. Il posto per i treni c’è, altrimenti non si chiamerebbe stazione dei treni, ma stazione del giardinetto. Il posto per le macchine no, non c’è, o è poco. Le persone che arrivano in macchina a prelevare figlie, nonni, parenti che non vedevano da anni sono almeno il doppio, se non il triplo, dei posti disponibili. Quindi nel supermercato vicino alla stazione ti può capitare di vedere auto nella corsia della frutta cinque minuti prima dell’arrivo del treno da Milano. Poi tutti usciranno in colonna ordinata dall’uscita senza acquisti.

Dicesi parcheggio, recita la gloriosa Treccani, sosta di veicoli, per un periodo di tempo piuttosto lungo, in uno spazio consentito o in una zona appositamente riservata dall’autorità competente. Se i vigili si comportano come sopra, in crisi di competenza e autorità, in questi casi uno parcheggia anche dove non c’è uno spazio consentito, rifacendosi al principio della pluralità dei mondi: non solo è possibile che esistano altri pianeti, ma sicuramente su almeno uno di questi i parcheggi sono solo laddove non esistono le strisce che li delimitino. Infatti nella via adiacente al giardino antistante la stazione ci sono a sinistra della strada i SUV che aspettano chi scende dal treno, a destra i taxi che aspettano chi scende dal treno, in mezzo alla strada i tassisti che aspettano clienti che scendono dal treno. Ti guardano come a dire: come mai sei arrivato in macchina?

Tutti i posti riservati agli handicappati sono pieni, ma uno che è nel posto gli handicappati si vergogna di passare per handicappato, perché non lo è, allora mette le quattro frecce che significano anzitutto che è sano e poi che se ne andrà al più presto, dopo aver caricato valigie e passeggeri. Gli handicappati veri non trovano posto, così è facile che li trovi nel reparto carni.

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Ovviamente chi si trova nel parcheggio regolamentare non potrà più uscire, perché sulle strade si sarà verificato un esodo da ferragosto e quindi di solito, almeno quelli più previdenti, portano beni di prima necessità: un po’ d’acqua, un trancio di pizza, le pastiglie per la pressione, una copertina di lana. Puoi avere la fortuna di infilarti in quella coda di esodati, se uno ti fa passare, e per farti passare i casi sono due, statisticamente: 1) il conducente ha un malore; 2) la macchina si spegne e non vuole ripartire. Ti infili nella fiumana e da allora con il codice della strada ti ci pulisci il cuore, perché vince chi sgomma di più.

Ho visto gente che si ferma di nuovo nei parcheggi a riposare un po’, una volta uscita dalla stazione. Gente che non compera più case, ma parcheggi cittadini, all’aperto e poi li blinda con barriere fornite di lucchetti superdotati. Gente che si è rovinata, prosciugando le finanze, solo per avere decine di parcheggi disseminati per la città. Ho visto anche parcheggi personalizzati, con impressa sull’asfalto la foto a colori del proprietario, che ti sorride benevolo e comprensivo, ma anche dispiaciuto. Quell’area non potrai mai toccarla, solo vederla.

Un amico psicologo mi ha detto che qualcuno è arrivato a tradire la moglie con un posto macchina. Fanno degli incontri clandestini e l’amante si corica sopra il parcheggio libero e spesso ci passa la notte e quando la moglie gli chiede dove sia stato, risponde: al parcheggio. Ma lei non ci crede.

Chi ha le rimesse che danno sulla strada ha cominciato ad affittare i parcheggi a ore, a volte con prezzi da mercato nero e per chi vuole essere alla moda un parcheggio coperto è un must, tanto che a volte uno deve uscire con la macchina dal garage, ma non lo fa, si fa anche trenta chilometri a piedi, perché avere la macchina in una rimessa di proprietà, vista strada, fa status symbol.

Lo scorso anno una famiglia ha passato le vacanze in una rimessa in via dei tigli, con tanto di sdraio e tavolino da pic nic. Salutavano i passanti e sembravano felici e rilassati.

Un garage al posto di una villa?

Senza dubbio è la tendenza dei prossimi anni. Parcheggi sull’asfalto per i meno abbienti, confortevoli monolocali per i vip, dove ci tieni moto, auto, letto, minibar.

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Sta finendo l’era delle ville da mille metri quadri e sicuramente in qualche mondo che non abbiamo ancora scoperto le famiglie vivono in posti – che magari non si chiamano rimesse – dove tengono i loro mezzi di locomozione, i viveri e una branda. A pensarci bene si è sempre fatto così: quando comperi casa parcheggi famiglia e affetti, o anche solo la tua solitudine. Sono disposto a scommettere che il parcheggio è così importante – si ruba spazio alle moto, si inventa dove non c’è – che sbarcherà presto in Borsa e forse diventerà una religione. Si pregherà non per una salvezza ultraterrena, ma per un posto macchina in terra, qui, subito, possibilmente coperto e personalizzato.

 

Ma ‘ndo vai se la SEO non ce l’hai?

La tecnica SEO (searching engine optimization) è necessaria al miglioramento dell’indicizzazione dei contenuti in rete?

In realtà la SEO è una droga e lo specialista SEO uno spacciatore.

la SEO migliora le prestazioni

Il trucco SEO viene in realtà utilizzato non solo per arrivare primi nella SERP, ma anche nel lavoro e nella vita e si considera che due persone su tre abbiano fatto uso di SEO almeno una volta nella loro esistenza. Le acque del Lambro, del Tevere, dell’Arno, sono state analizzate e si sono riscontrate ingenti tracce di SEO, espulsa attraverso gli scarichi fognari.

Il principio attivo della SEO è la keyword, che crea un delirio di onnipotenza e tende a dare dipendenza. La SEO porta come primo sintomo una dilatazione dello sguardo, che assume caratteristiche consistenze di fissità o permanente stupore.

Come ci si procura la SEO?

Qui non si insegna come avvicinare gli spacciatori di SEO e chi scrive questo articolo non si ritiene fin da ora responsabile di incauti contatti o acquisti.

Di solito ci si  procura la SEO presso i nerd, che si riconoscono perché cercano sempre il posizionamento migliore all’interno dell’architettura cittadina, rintanandosi dentro cabine telefoniche in disuso o sotto le pensiline delle fermate dell’autobus. Bisogna stare molto attenti, perché molti di loro in realtà vendono SEO tagliata male, con il risultato che una volta assunta si rimane comunque invisibili ai motori di ricerca. Se però si ha un occhio esperto, ci si accorgerà che la SEO che tentano di rifilare è zeppa di sinonimi fasulli.

Il fatto che la SEO sia una piaga della società e un’emergenza conclamata, è testimoniato dalle indagini nell’ambito dei giochi invernali 2018. Infatti la SEO è inserita nell’elenco delle sostanze dopanti e molti atleti ne fanno uso per raggiungere il podio. Non lascia tracce nel sangue, ma quando si intervista uno sportivo drogato, questi tenderà a posizionare le keyword all’inizio di ogni risposta e anche l’alito profumerà leggermente di meta tag.

Anche gli usi e costumi della società si stanno evolvendo: non solo ci sono un sacco di animali domestici che si chiamano SEO, ma i partiti politici di estrema sinistra vogliono legalizzarla. L’onorevole Leo Browser è stato arrestato mentre in piazza San Pietro faceva uso di SEO davanti ai turisti allibiti in coda per salire sulla cupola, denunciando che Montecitorio ne trabocca. La SEO spopola anche fra i ragazzi: quasi tutti ritengono che non sia nociva e anzi aiuti a prendere ottimi voti. Nel futuro immediato bisognerà quindi continuare a fare i conti con la SEO e le sue conseguenze.

Esiste un modo per fare a meno della SEO, arrivando ugualmente primi nel web e nella vita?

arc de triomphe

Se si conoscono le persone giuste, se si dà il voto giusto, la parte giusta del corpo, la busta giusta, si spalancano molte porte, anche senza l’aiuto della SEO. Il podio è a portata di mano, anzi di piede e c’è chi vince barando, ma ugualmente conserva un candore invidiabile. Senza la droga della SEO bisogna possedere qualità innate che magari non saranno proprie di una persona rispettabile, ma che infischiandosene dei motori di ricerca portano direttamente in prima pagina, dove scandali, virtù, tragedie e miracoli hanno tutti lo stesso sapore.