Informazioni su Roberto Stradiotti

studi classici, bonsaista della domenica

Quattro minuti circa

Buongiorno, caro Robialquadrato.

Premetto che non mi intendo di musica e nemmeno di testi per le canzoni. Pensa che credevo che paroliere significasse chiacchierone.

Ora, vorrei dedicare una canzone a cappella a mia moglie. Vorrei dirle che l’ho scritta io o comunque dovrebbe essere una cosa che non si è mai sentita in giro. Non voglio che lei dica: “Oh, questa la conosco!”

So che scrivi canzoni con una lettera sola, con rima baciata, con cuore e amore, ma anche testi rap che contengono termini come vieppiù e transeunte. Sei molto poliedrico, insomma.

Questa mattina, mentre facevo il caffè, ragionavo su questa cosa. Che parole usare per la mia canzone? Per uno scrittore fantasma non sarà un problema. Poi mi è venuta in mente una soluzione, che mi permetto di suggerirti. Ma intanto ti chiedo di pensare a queste mie richieste: entro quanti giorni puoi scrivere il testo? E che sconto mi puoi fare sulla tariffa?

Ho sentito, una volta, di un musicista che ha scritto una cosa particolare, che a prima vista non c’entrava niente con la musica. Era un silenzio. Magari anche il silenzio è musica, non so, c’è chi sente monete tintinnare e dice che è musica, per fare un esempio.

Quindi, non sapendo nulla di musica, ma nemmeno di silenzio, ti chiedo di scrivermi una canzone senza parole, che duri quattro, quattro minuti e mezzo massimo, che è il tempo che lei ci mette a mangiare una fetta di torta; glie la voglio cantare proprio lì, fra mela cotta e cannella, così farà più effetto.

Questa idea ha qualche vantaggio: impossibile steccare è il primo. Inoltre mia moglie, ascoltando la canzone, potrà immaginare quello che vuole e questo secondo me è il vantaggio più grande.

Ce la farai per la festa di San Valentino? Mia moglie è molto romantica. Vorremmo fingere di andare a cena fuori, nel senso che rimaniamo in cucina, a lume di candela, e ogni tanto chiameremo un cameriere che non c’è. Tireremo su una bottiglia e mangeremo tagliatelle, te lo dico perché se la canzone deve evocare un’atmosfera, magari sono dettagli che troverai utili. Il vino è bianco frizzante.

Hai pensato al preventivo? Spediscimelo in fretta, per favore, se ci accorderemo comincerai subito. So che hai altro da fare, ma devi capire che poi ho bisogno di impararla, devo allenarmi un po’ e la mia mente non è più agile come una volta, quando facevo a mente le moltiplicazioni di numeri con quattro cifre. I miei colleghi che erano alla cassa facevano prima a chiedere a me che alla calcolatrice.

Un’ultima cosa: pensa anche a un titolo, perché se io mi pianto lì in piedi nel bel mezzo della cucina con un foglio in mano, senza dire niente, mia moglie potrebbe smettere di mangiare il dolce, perché è facilmente impressionabile. E anche se il silenzio è d’oro, a volte una parola è necessaria.

 

Sarei lieto di scrivere un testo così, ma lo troverei anche difficile, perché senza parole mi sembra che la vita entri in un limbo. Forse è solo una mia impressione.

 

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Lettera d’odio

Ciao stupido ghostwriter.

Aspetta, non cestinare l’email, sono fatto così, sono diretto, non mi sognerei mai di dirti buongiorno, non ho mai augurato buongiorno a nessuno, io.

Ti do dello stupido perché perdi tempo a scrivere sonetti e biografie inventate, mentre il mondo ha bisogno d’altro, di sano odio, che alla fine è solo un amore ipocrita, quello che usi tu per condire il tuo lavoro.

Ti ho scritto solo per dirti che il tuo amore ipocrita puoi ficcartelo sai bene dove. Io non ho bisogno che tu mi scriva qualcosa, sono capace di scrivere, io, non ho bisogno di queste mezze calzette di ghostwriters, che si abbassano a scrivere per gli altri su commissione, e per di più dietro compenso. Vergognati!

Ma perché scrivo a te e non al sindaco o al vescovo? Perché la mia ragazza è una ghostwriter, ecco perché. Ci siamo lasciati ieri sera. Non è stata una rottura ufficiale, ma non ci siamo dati appuntamento e questo vuol dire molto, perché lei segnava sempre i nostri appuntamenti nella sua agenda di lavoro. Fra una biografia e una brochure. Lei lo stesso ipocrita amore che usa per i suoi ignobili scritti lo usa anche con me. Ignobili, sì, sarei capace anch’io di scrivere come lei. Lei mi usa come cane di compagnia, quando deve distrarsi un po’, ma lo vedrebbe anche un cieco che non mi vuole bene veramente.

Sai cosa farò, allora? Farò anch’io il ghostwriter, come voi due, scriverò una lettera d’odio commissionata da me stesso e senza compenso, se non quello di liberarmi di lei, di te e di tutti quelli che scrivono cose finte per finta.

Le scriverò che il mondo non ha bisogno di scrittori, e quindi nemmeno di lei. Ha bisogno di tante cose, ma non di blog, di libri, di biografie, nemmeno di thriller, perché la vita è già un thriller e chi legge quelle cose è sicuramente un masochista.

La scriverò e glie la manderò specificando che ti conosco e ti leggo e così ho avuto conferma che i ghostwriter sono falsi, ma d’altra parte quando esco al mattino di casa vedo falsità dappertutto, la leggo già nelle facce della gente. È così facile vedere la falsità, basta spogliarsi dei pregiudizi che ci portiamo dentro. I pregiudizi nutriti dai vostri amori ipocriti, di voi ghostwriters e di tutti quelli che predicano tolleranza. Se ti togli dalla testa che il motore del mondo è il bene comune, ecco, le persone ti si rivelano per quello che sono, sono limpide e trasparenti. Io ho guardato la mia ragazza, mi sono liberato dal pregiudizio dell’amore e mi sono accorto che non sono una priorità per lei. A colazione lei guarda il cellulare, a pranzo fuori guarda il cellulare, va in bagno, anche, col cellulare, perché ha questi contatti del terzo tipo con il suo mondo finto di gente che vuole che scriva cose finte. Non si è proprio accorta di essere diventata finta a sua volta.

Quindi, stupido ghostwriter, non so se hai una ragazza, ma se non ce l’hai è meglio che non la cerchi, alla luce delle cose che ti ho detto. E forse un giorno ti dirò buongiorno, se solo ammetterai di essere finto, ma questo sarebbe il meno, il fatto è che la finzione esce dal tuo lavoro e te la porti dietro anche nella vita. Penso che il mondo sia fatto così, è nel dna, la finzione è necessaria alla sopravvivenza della specie. Forse che un camaleonte non si finge corteccia, quando sente il pericolo? L’importante è ammetterlo e allora io e te e la mia ragazza potremo guardarci in faccia senza abbassare gli occhi.

Potrebbe arrivarmi, un giorno non lontano, un messaggio di questo tipo. E non saprei come replicare, se non col fatto che a scrivere mi diverto. In quanto al mondo e all’ipocrisia d’amore, che si fottano.