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studi classici, bonsaista della domenica

Scusi, dov’è Pyeongchang?

Se leggi il nome di Pyeongchang e chiudi gli occhi, quando li riapri non ricordi come si scrive. Se leggi il nome di Pyeongchang e chiudi gli occhi, quando li riapri non sai comunque dove si trovi. Gli aerei che vanno a Pyeongchang fanno scalo almeno una volta, perché al pilota vengono un sacco di dubbi sulla rotta. Anche chi è già a Pyeongchang continua a chiedere ai passanti se si trovi davvero a Pyeongchang, perché Pyeongchang, a vederla così, non sembrerebbe Pyeongchang.

Però se diciamo Pyongyang, se anche non sappiamo dove sia, ci ricordiamo sicuramente del regime di Pyongyang, famoso perché gli alti ufficiali sorridono sempre alle manifestazioni. Sia Pyongyang che il suo regime si trovano a nord della Corea, mentre Pyeongchang si trova a sud. Entrambi i nomi iniziano con la lettera P e terminano con la lettera g e a questa corrispondenza, di per sé ammirevole, si aggiunge la voce che al sud della Corea andrà una rampolla del regime del nord,  Kim Yo-jong, sorella del dittatore Kim Jong-un, il quale ha come parrucchiere lo stesso del batterista dei The Kolors, parrucchiere in preda da tempo a una crisi mistica che l’ha portato verso un taglio meno terreno.

kim jong-un and The Kolors

Anche se molte lettere dell’alfabeto sono in comune, Pyeongchang e Pyongyang sono distanti in tutti i sensi, ma se Kim Yo-jong presenzierà ai giochi, ciò significa un disgelo al gelo, perché, come in Italia, i coreani del Sud vengono chiamati terroni e il Nord non li ha mai potuti soffrire. Per sottolineare il disgelo il dittatore voleva consegnare alla sorella un sacchetto pieno di bombe di Maradona, Hamsik 17 e altri botti a energia nucleare, ma la sorella ha rifiutato, adducendo la scusa che il baule dell’auto era già pieno.

Ma cosa c’entra il gelo? Pyeongchang ospita i giochi invernali 2018, dall’alto dei suoi settecento metri. Il nostro senatore Razzi, in buonissimi rapporti con Kim Jong-un, voleva aprire i giochi, ma poi non sapeva come richiuderli e non se ne è fatto niente.

Come avrebbe voluto, Kim Jong-un, fare i giochi a casa propria! Ma Pyongyang è pianeggiante e tutte le specialità di discesa si dovrebbero fare a spinta. Questo di per sé sarebbe un problema trascurabile, basta costruire qualche discesa qui e là. Il problema principale è costituito dal fatto che la partenza non sarebbe un nastro, ma sarebbe genericamente fissata là dove ci sono alti ufficiali sorridenti, mentre l’arrivo sarebbe identificato per convenzione con un capannello di alti ufficiali sorridenti e intenti ad applaudire. Questo comporterebbe per l’organizzazione, ma soprattutto per i giudici, un problema di non poco conto, soprattutto per calcolare esattamente i tempi.

Ai giochi invernali sono arrivate anche le cheerleaders della Corea del Nord. Il dittatore voleva consegnarle direttamente alla sorella, ma la macchina era piena. Il loro curriculum riporta che hanno dimestichezza con la danza, le acrobazie e le armi nucleari. Qualcuno maligna che in realtà siano soldati, il cui compito è fare una prova di invasione senza dare nell’occhio. L’obiettivo sarebbe fare sbarcare a Tokio per le olimpiadi 2020 due o tre milioni di cheerleaders.

Gli occhi del mondo tuttavia sono puntati sulla sorella del dittatore. Quanti anni ha? Davvero è la sorella del dittatore? Davvero ha la macchina piena? Ufficialmente è sorella e donna, quindi viene spesso fotografata dietro colonne o tende, alle spalle del fratello, perché secondo Kim Jong-un le femmine devono stare a i fornelli e badare alla casa, però pare che le chieda spesso consigli sul luogo ideale in cui fare cadere i missili, perché le donne hanno più occhio in queste cose. La cosa che lascia stupiti è che quando il dittatore le ha suggerito di presenziare alle olimpiadi di Pyeongchang lei non ha chiesto dove fosse, infatti ha studiato in Svizzera, dove sono molto forti in geografia.

Tutta questa fretta di andare a vedere i giochi da parte della Corea del Nord ha messo in allarme Seul, capitale della Corea del Sud, esattamente nel momento in cui decine di addetti alla sicurezza ai giochi sono corsi in bagno in preda al norovirus. L’accusa, velata ma non troppo, è che altro norovirus sia stato caricato nella macchina di Kim Yo-jong, togliendo così spazio prezioso alle bombe di Maradona. La partecipazione del norovirus al curling è già stata categoricamente esclusa dal comitato dei giochi.

Da queste scarne considerazioni risulta evidente che Kim-jong-un è molto abile nella disciplina del bastone e della carota, tanto che ne ha ufficialmente chiesto l’inserimento per le olimpiadi 2020, sotto gli applausi scroscianti degli alti ufficiali.

Kim Jong-un

La Corea presto si riempirà di carote e bastoni, perché molti saranno gli iscritti alla nuova disciplina, infatti il dittatore ottiene sempre spesso ciò che vuole. Mai una volta è riuscito a farsi dare un passaggio dalla sorella.

 

Macedonia di neve

Bianzone è un paesino famoso per il fatto che quasi nessuno sa dove sia o ci è passato, nemmeno sbagliando strada. Nonostante la desinenza accrescitiva, Bianzone è piccolino, anche se gli abitanti possono comodamente raggiungere il metro e novanta e oltre, senza considerare l’altitudine dell’abitato. Comunque Bianzone è in Lombardia e questo dovrebbe aiutare anche i più disorientati o quelli che a scuola in geografia non andavano molto bene. A Bianzone, se non stai attento, ti ritrovi in Svizzera come niente.

A Bianzone, tanto, tanto tempo fa, nacque Nino Bibbia. Per esempio il figlio di un principe è già qualcuno anche se si è appena liberato della placenta, invece Nino Bibbia una volta nato non era nessuno. Mentre lui cresceva, il paesino rimaneva piccolo, allora Nino scivolò a St. Moritz (ci vuole un attimo a finire in Svizzera…), che come nome era una figata. Così, quando in Italia (per i più disorientati, sotto la Svizzera) lo cercarono per portarlo al fronte, scoprirono che il suo letto a Bianzone era vuoto e dopo averlo cercato per un po’, sotto il letto, sotto il tavolo della cucina, nel sottoscala e nel sottotetto, convennero che era bravissimo a giocare a nascondino.

Anche A St. Moritz Nino non era nessuno, se per nessuno si intende un vip. Nino lucidava le mele del padre, perché il padre faceva il fruttivendolo e diceva: Nino, lucida le mele, Nino lava il pavimento, Nino attizza il fuoco (perché a St. Moritz può fare sia molto freddo che molto caldo) e lui era sempre ginocchioni a fregare e guardava fuori se per caso ci fossero fate e zucche e principi o principesse, insomma qualcuno blasonato, e invece niente. I giorni correvano via e Nino doveva lucidare la frutta, ma fondamentalmente era uno sportivo, gli piaceva la bicicletta e aveva anche pensato di pedalare sulla neve, ma Cresta Run era piena di sensi unici, soprattutto verso il basso, mentre a lui piaceva il velodromo.

La svolta avvenne quando il padre gli disse di portare la frutta da macedonia alla signora Fraubrunnen, che abitava proprio alla fine della Cresta. Nino stava camminando con la sua cassetta quando, com’è come non è, mise un piede in fallo e infilò la pista, aggrappato alla merce. Arrivò primo, secondo una mela granny smith seguita da arancia di Sicilia. Nino scoprì che era molto più divertente salire sopra le cassette che portarle a braccio. Così, quando un giorno un tipo gli propose un equo scambio slitta-bottiglie di vino, Nino scelse la sobrietà alcolica per dedicarsi all’ubriacatura da adrenalina. Doveva essere ben temerario per piombare a valle a pancia in giù e faccia davanti, però aveva capito che come chi vola domina il mondo dall’alto, vedendo cose che sfuggono a chi cammina, chi scivola sulla neve fa l’amore con madre terra, sperimentando cose ignote a chi cammina.

Poi la fatina arrivò davvero, sotto le vesti di un tale di nome Bonacossa, un conte che come tutti i nobili era uno sportivo e che gli chiese se gli piacesse spaccarsi la faccia contro il ghiaccio. Bibbia fece presente che aveva superato in velocità una mela e un’arancia, notoriamente sferiche, e che stava seriamente considerando di portare la frutta alla signora Fraubrunnen con la slitta, e che quindi sì, si sarebbe iscritto alla gara di skeleton. Era il 1948, era finita la guerra, si voleva correre via, correre lontano, correre veloci verso il futuro.

Nino disse al padre che avrebbe gareggiato per le olimpiadi invernali. Il padre gli disse di ricordarsi della macedonia della signora Fraubrunnen, che era sicuramente più importante, perché almeno una macedonia si capiva cos’era, mentre uno skeleton potevi chiederlo a chiunque e tutti avrebbero allargato le braccia.

boh

La signora Fraubrunnen era di diverso avviso: la gara di skeleton era più importante della macedonia, perché mentre una macedonia si mangia e non c’è più, una vittoria è per sempre. Il padre di Nino rifletté per molto tempo su questa cosa e guardò la sua frutta. Il suo carretto era per sempre, ma una corsa sulla neve? Roba da inglesi annoiati e scapestrati. Però, se la signora Fraubrunnen diceva così, probabilmente aveva ragione lei. Il padre sospirò di amore e di malinconia e raccomandò al figlio di tornare per cena.

Nino si presentò alla partenza indossando lupetto e gomitiere dalle cinghie consumate. Gli spettatori si davano di gomito, sorridendo. Cose dell’altro mondo, St. Moritz era la patria degli sport invernali, non dei fruttivendoli. A dire il vero Nino non era un professionista, mentre c’era l’americano: a chi glie lo ricordava rispondeva con un sorriso sghembo. L’americano era John Heaton, uno tosto, che aveva già beccato un argento nella disciplina esattamente vent’anni prima. Appunto, l’argento, pensò Nino. Per l’oro c’è ancora posto.

Nino si coricò a pancia in giù sullo skeleton, uno scheletro di slitta appunto, un telaietto di acciaio e una lieve imbottitura per appoggiare il torace. Era pronto a far l’amore con la terra e con la neve. Si coricò e aspettò il suono della campanella. Giù! La sua faccia si illuminò di felicità e il suo corpo piombò verso gli abeti, cullato dalle paraboliche. Sfidava le botte e il ghiaccio con la felicità di un bambino. E poi giù ancora, contro il tempo, contro l’americano, contro le mele. Giù, a St. Moritz, dove dopo il traguardo la gloria ti aspetta.

John Heaton si becca un’altra medaglia, ma è un altro argento. L’oro è per Nino. Nelle olimpiadi invernali, primo oro e prima medaglia italiana.

Nino Bibbia

Da allora lo skeleton fu tolto dalle discipline invernali per più di cinquant’anni. Era una congiura? Bibbia non si scompose, continuò a gareggiare e a portare macedonie alla signora Fraubrunnen, percorrendo la pista con la pancia, carico di frutta assortita. Frutta che a valle somigliava ormai a una macedonia, condita di ghiaccio e di neve.