Il mio sicologo mi ha detto
che devo fare musicoterapia, arteterapia.
Che devo cercarmi una donna.
Ma io ho già un donna, gli ho detto.
E lui: allora cercane un’altra.
Ho cercato altre donne, ma quando le trovavo e dicevo che avevo già una donna non volevano venire con me, nemmeno per terapia.
Il mio sicologo mi ha detto
che devo cambiare la visione del mondo, che c’è un Budda in ognuno di noi.
Cerca il Budda nel tuo prossimo, mi ha detto.
Allora io a dire a tutti di farmi vedere il loro Budda e quelli mi inseguivano per picchiarmi.
A un certo punto il mio sicologo è andato in coma e gli sono morte le orchidee. Tutte le sue teorie erano ricavate dallo stile di vita delle orchidee, cioè poca acqua e poche soddisfazioni, ma una fioritura così lunga che forse non c’è un’altra pianta uguale.
Quando si è ripreso è andato in crisi e mi diceva che un meccanismo fondamentale si era rotto nella sua vita. Uomo o animale o pianta, uno non può essere così dipendente fino a poter morire. Anche lui quando era in coma dipendeva totalmente dagli altri e non aveva senso che lui ne fosse uscito e le sue orchidee no.
Fai musicoterapia, gli ho detto, fai arteterapia, cromoterapia, buddoterapia. Cercati una donna pia.
Si dà il caso che la mia donna era pia e ha cercato proprio lei, le ha detto che dovevano stare insieme per terapia e sono andati a vivere in un palazzo di periferia, nella zona nord.
Per cercare una donna era un po’ tardi, allora ho comprato una pizza margherita e le ho parlato come se fosse una donna e intanto lei diventava più piccola, sempre più piccola ed è scomparsa. Allora ho imparato che le persone muoiono, ma le cose possono scomparire.
Una cosa, non è così scontato che ci sia anche domani e questa riflessione in un certo senso mi ha curato più di tutto il resto.
Dipingevo poi buttavo le tele dalla finestra. Ho sporcato un bambino di blu di prussia. Mi spogliavo sul balcone e gettavo giù i vestiti e mi sono accorto che nessuno si lamentava, li prendevano e li portavano via. A un certo punto non avevo più vestiti e mi sono messo sulle chiappe una chitarra acustica e davanti una passiflora trenta per quaranta tecnica acrilico e sono andato al market dell’angolo dove c’era prendi due paghi uno. Le donne mi facevano i complimenti, mi dicevano che avevo una bella passiflora. Io dicevo che il luppolo mi era venuto meglio e così venivano nel mio appartamento a vedere il luppolo tecnica mista.
Adesso c’è un bel viavai di donne, tutte clienti del market, vengono su da me, beviamo un caffè, poi regalo un quadro. Tante volte sono loro a portarmi regali, roba da mangiare, vestiti che dopo un po’ butto dal balcone.
E funziona, perché loro parlano a ruota libera e immancabilmente mi chiedono consigli.
Se hai un sicologo, lascialo stare. Fai quello che ti rende felice, dico. Sembra una banalità, ma nessuno ci prova davvero, a essere felice, finché c’è di mezzo il compromesso. Io sono felice quando butto cose dal balcone.
Carla è felice quando va dal parrucchiere tutti i giorni, anche se deve chiedere prestiti alla banca.
Lucia è felice quando compra un gelato a quattro gusti, anche d’inverno.
Simona è felice se compera tre libri al giorno, anche se poi non li legge tutti. Un giorno dovrò comprare una casa più grande, non saprò più dove metterli, dice mentre mi mette un pane di lattuga nel frigo.
Sbagliato. Buttali dalla finestra.
Maschi non ne ho ancora visti, un po’ perché sono più rari nel market, un po’ perché penso che a loro non interessi la mia passiflora. Ma ci sono tanti fiori da dipingere e ogni fiore attira qualcuno, persino quelli che mi inseguono per picchiarmi.